Propaganda e Media – Inganno su grande scala (Parte2)
Larry Romanoff, May 16, 2021
Tradotto da Elvia
Politi per Saker Italia
Gran parte dell’attenzione dei media americani nei
confronti della Cina non è in alcun modo collegata alle notizie ma è parte di
un programma di propaganda ideato per causare un serio disagio al governo
cinese, attraverso l’utilizzo della pressione politica da parte dei media nel
tentativo di costringere la Cina ad adattarsi agli interessi politici ed
economici di Stati Uniti ed Europa. Spesso questo viene fatto nel tentativo di
attenuare la punizione per crimini aziendali (specialmente dei manager delle aziende
che negli Stati Uniti hanno praticamente l’immunità rispetto ai procedimenti
giudiziari) o per aiutare una multinazionale americana (o europea) a cestinare
le leggi sulla sicurezza alimentare e di tutela dei consumatori. Non è limitato
alla Cina: questo sbarramento dei media può essere fatto contro i migliori
paesi amici, come Canada, Germania, Francia e Inghilterra.
Il punto importante qui è che un diluvio mediatico
non capita per caso. Queste circostanze vengono create in base ad un piano, con
riunioni, discussioni e strategie organizzate per creare il massimo disagio e
pressione politica, e coinvolgerà quasi certamente l’azienda, molti membri dei
media, il Dipartimento del Commercio americano e, il più delle volte, le
agenzie di intelligence.
Queste persone sono esperte nell’organizzazione di
campagne mass media per esporre la loro colorata versione dei fatti alla Corte
dell’Opinione Pubblica, con la speranza di creare una sufficiente pressione
interna ed estera per influenzare la posizione di un governo straniero su temi
politici, sociali e commerciali. Le agenzie di intelligence faranno la loro
parte pagando forti somme per articoli sui giornali nazionali (se lo possono
fare) e inondando i social media di un paese (la Cina, in questo caso) con
pupazzi della CIA che affermano di essere nativi cinesi che si schierano a
favore di una compagnia straniera contro il loro stesso governo. Questa è la
ragione principale per cui in Cina Twitter e Facebook sono vietati.
Il
morso di Pechino alla mela (di Apple)
La situazione, in breve, era questa: Apple stavo
offrendo condizioni di garanzia al di fuori degli Stati Uniti molto inferiori a
quelle nazionali, suscitando le critiche di gran parte dei governi di Europa e
Asia. La legge cinese a tutela dei consumatori, come quella delle nazioni
europee, classificava l’iPad Apple come un computer, e chiedeva 2 anni di
garanzia. Essendo troppo avida a suo solo vantaggio, Apple si è rifiutata e ha
continuato a insistere sul fatto che l’iPad era un telefono, e aveva quindi un
solo un anno di garanzia. Da qui, è partita una quantità enorme di disturbo da
parte dei media contro la Cina, le sue leggi e molto altro, nel tentativo di
creare un fastidio tale da indurre il governo a fare marcia indietro e
permettere ad Apple di continuare a depredare a suo piacimento i consumatori
cinesi. Un secondo obiettivo principale era quello di insegnare ai cinesi a
guardare con timore gli “interessi americani” prima di avventurarsi in una
qualsiasi legge a tutela dei consumatori più stringente di quella americana.